Dai miei diari: Alternative

Sono alla Conad.

Tostini i Nirvana… quanto lontani.

Una “posa” michelangiolesca.

Non sono mai stati di facile ascolto, non solo per le “urla” e tutti quei feed, ma anche per i testi. Indagando su questi ultimi, tra le traduzioni ufficiali e no, disagi, traumi e conflitti raccontavano un realismo che, chissà, forse hanno realizzato le incognite e le fragilità che stiamo vivendo oggi.

L’urlo di Munch –

I Nirvana sono stati la band che ha aperto la strada alla cultura Altenative. Non ci sono stati soltanto loro, basti pensare Pearl Jam, Smashing Pumpkins e Stone Temple Pilots ma anche realtà geograficamente un po’ più a noi prossime come Oasis, Radiohead e Almamegretta ma se la poetica del power chord (la chitarra) ha visto un apice, questo è stato grazie a loro.

Non sono mai stato a un loro concerto, quelle cose del tipo – ok, l’anno prossimo appena rimettono piede in Italia ci vado – poi morì il cantante.

Tutto ciò che ho visto è stato su MTV, DVD e il Web.

Nei Nirvana non ho mai letto nessuna teatralità o artificio, nessun edonismo né eroismo (quest’ultimo forse si) e nonostante il successo, sono apparsi in questo mondo in un batter di ciglio lasciando veramente poco, ma in quel poco, c’era tutta una performance.

Performativi.

A 20 anni è facile amare i miti, poi questi scompaiono e apprezzi la bravura, avevano quella combinazione tra semplicità, poesia e potenza che nessuna band ha mai avuto. La pennata di Kurt era così secca che la riconoscevi subito, come la figura di Novoselic con il suo basso sotto le ginocchia. Hanno ripulito il rock da qualsiasi irregolarità.

Non potevi rimanere indifferente, quanto perplesso, della loro rabbia e dei loro fraintendimenti.

Conservo soltanto un LP, Nirvana, e qualche DVD.

Perché un best of e non gli album? Perché quando entrai nel negozio e decisi di avere qualcosa di loro, qualcosa di quella gioventù sonica che ho avuto il piacere di vivere in prima persona, vedendo il vinile, sul back, oltre alla magnifica foto in bn, c’erano elencati tutti i brani che mi hanno insegnato a suonare la chitarra, almeno la maggior parte. Come se la Geffen avesse detto: – facciamo questa antologia per Donato –

Una questione sentimentale, oltre il collezionismo, oltre il gossip.

Storia.

I riff diventavano inni per tifosi.

Dave Grohl ha ragione nel dire che il rock ci sarà sempre!

Se c’è stata una cultura che ha saputo dialogare con le masse, forgiando un secolo, è stata proprio questa.

“Non credere mai a chi ti dice che il rock è morto. Chi lo sostiene è uno che non si è mai nemmeno accorto che sia nato…” (Massimo Cotto)

“Se posso però: il rock aveva il distorsore, viviamo in tempi troppo violenti per ascoltare rock.”

Nascono band ancora MOLTO valide e alcune di quel periodo giungono fino ai giorni nostri, ma i “movimenti” sono roba passata, cosa chiedere allora? Niente! È una questione di metodi, c’è così tanta musica che ci perdiamo in un mare randomico e aspettarsi la “guida” di un tempo è ridicolo, qualcuno di quei vj è sulla rete.

Ci sono anche le app.

“Non esiste, ovviamente, né può esistere una conclusione in una vicenda come quella dell’arte contemporanea; proprio perché è una vicenda ancora fuori dalla storia che si svolge sotto i nostri occhi e che muta con lo stesso nostro mutare. Sarebbe davvero da sprovveduti tentare un bilancio conclusivo o azzardare delle ipotesi per il futuro. Cerchiamo di osservare, invece, con interesse e con obiettività, quanto succede attorno a noi, cercando di individuare quel poco o molto di positivo che il panorama artistico attuale ancora è in grado di offrirci.” (Gillo Dorfles)

Donato Arcella

(foto di Jeff Davey)

Pubblicato da donatoarcella (spazi.Lolli)

Non sono un pittore, né un poeta, né uno sportivo, né un cineasta, né un filosofo, ma un espositore. (Arnulf Rainer) Siamo Donato Arcella e Rosangela Martino. Napoli 1976.

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